Avere un animale domestico rappresenta non solo un’ottima opportunità per arricchire la vita di un anziano, ma implica anche una saggezza economica per il Servizio sanitario, che è un aspetto spesso trascurato nella nostra società. Recenti ricerche hanno dimostrato come la presenza di un amico a quattro zampe possa dimezzare le necessità mediche e ridurre le spese farmacologiche, generando un risparmio notevole per le strutture sanitarie. I dettagli di questa scoperta sono emersi durante il 69esimo Congresso nazionale della Società italiana di gerontologia e geriatria a Firenze, dove esperti del settore hanno messo in luce i benefici che gli animali domestici portano nella vita delle persone over 65.
La comunità scientifica si sta sempre più rendendo conto del fatto che i pets svolgono un ruolo molto più profondo di semplici compagni di vita. Infatti, i professionisti della Sigg hanno sottolineato come la compagnia di un animale domestico non solo allevia la solitudine, un problema acuto specialmente durante il periodo natalizio, ma possa anche portare a benefici significativi per la salute degli anziani. In questo contesto, il termine “dottor Fido” è emerso per descrivere il supporto terapeutico che gli animali possono fornire ai loro padroni. Stando a quanto riportato, gli animali possono fungere da co-terapisti, non solo per il benessere psicologico, ma anche per affiancare le terapie mediche in caso di patologie specifiche.
In effetti, gli studi concludono che la presenza di un pet non contribuisce solo a migliorare gli aspetti emozionali della vita degli anziani, ma incide anche sul loro stato di salute fisica. Quando si considera che un animale è in grado di ridurre le visite mediche del 15%, i vantaggi diventano tangibili: gli anziani sono più attivi, e non si sentono trascurati, ma anzi partecipano a un trattamento in grado di migliorare la loro qualità della vita. Questi dati promettenti evidenziano come semplici interazioni quotidiane possano tradursi in un vero e proprio investimento nella salute degli anziani, dimezzando anche i costi a carico del Servizio sanitario nazionale.
Uno degli aspetti più interessanti che è emerso dallo studio è che avere un animale domestico può anche migliorare le interazioni sociali. Andrea Ungar, presidente della Sigg, ha descritto come animali come cani e gatti non solo donano compagnia, ma favoriscono anche la socializzazione. Questi animali infatti incoraggiano i loro proprietari a uscire di casa, a passeggiare nei parchi e a interagire con altri proprietari di animali. Questo non solo crea legami sociali, ma aiuta anche a combattere la sensazione di isolamento che molti anziani possono provare.
Dall’accudimento di un pet scaturiscono anche sensazioni di gratificazione affettiva. Il semplice atto di prendersi cura di un animale porta a una routine quotidiana e stimola sentimenti di utilità e scopo. In un contesto in cui la solitudine e la depressione possono essere insidiose, gli animali diventano dei veri e propri catalizzatori di cambiamento. Anche semplici gesti, come accarezzare un cane, possono generare un effetto calmante, migliorando il benessere emotivo generale. La possibilità di interagire con un animale domestico fa quindi molto di più che portare compagnia; si tratta di un aiuto concreto per migliorare la salute mentale e fisica degli anziani.
L’idea di integrare animali nelle terapie per gli anziani sta guadagnando ogni giorno più fondamenti scientifici. Marco Melosi, veterinario e vice presidente di VETeris, ha descritto l’importanza di un approccio terapeutico che includa gli animali, soprattutto per coloro che affrontano problemi cognitivi. Le ricerche hanno dimostrato che anche piccole interazioni — come il contatto fisico che comporta accarezzare un animale — possono avere effetti positivi, contribuendo a stimolare il sistema nervoso e apportando rilevanti vantaggi fisici. Questo rende gli animali dei validi alleati nella lotta contro patologie come la demenza e altre malattie neurologiche.
Un interessante studio condotto a Firenze ha riportato risultati sorprendenti: nei pazienti con demenza, l’introduzione di cani ben addestrati ha portato a un abbattimento dei disturbi psico-comportamentali fino all’83,3%. Certamente, anche l’entusiasmo generato da una presenza animale può facilmente trasformare un ambiente spersonalizzato al fine di rendere l’esperienza in una situazione più confortevole e accogliente. Gli interventi assistiti con animali stanno dunque non solo migliorando la qualità della vita degli anziani, ma rappresentano anche un passo in avanti per la medicina geriatica.
La questione della solitudine tra gli anziani è di notevole rilevanza, specialmente in momenti come il Natale, dove l’assenza di familiari può accentuare sentimenti di tristezza. Chiara Mussi, geriatra e co-fondatrice di VETeris, ha evidenziato come un animale possa costituire una valida soluzione per alleviare l’ansia e la depressione, fungendo da compagno per coloro che si trovano in difficoltà. Il contatto con un animale può rivelarsi un antidoto per una vita solitaria, e ci sono prove che confermano questa idea.
Anche la legislazione sembra essere in linea con questa esigenza. Grazie all’emendamento approvato dal Senato, che promuove il mantenimento degli animali domestici tra gli anziani, si apre una strada promettente verso un minor abbandono degli animali e una maggiore attenzione verso la salute degli over 65. La sinergia tra il benessere degli animali e quello degli esseri umani rappresenta l’inizio di un nuovo capitolo nella medicina geriatric. In quest’ottica quindi, il legame tra uomo e animale si fa sempre più forte, diventando un elemento chiave per migliorare la vita delle persone anziane, che spesso rappresentano una parte fragile della nostra società ma a cui gli animali possono apportare tanto.
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