Due anni fa, la vita di Giuseppe Marenga, un medico chirurgo del Policlinico Umberto I di Roma, ha subito un cambiamento drammatico. Dopo essere stato diagnosticato con un cancro alla prostata metastatico, ha affrontato vari trattamenti, tra cui chemioterapia e radioterapia, senza però ottenere i risultati sperati. Quando tutto sembrava perduto, la sua famiglia ha trovato una nuova speranza nella terapia radiometabolica con Lutezio-177 Psma, un farmaco innovativo approvato a livello europeo. Tuttavia, nonostante l’approvazione, l’accesso al farmaco in Italia si è rivelato un’impresa ardua. Alessandra Marenga, figlia di Giuseppe, ha deciso di alzare la voce per denunciare questa situazione, che non riguarda solo il padre, ma anche tanti altri pazienti.
Alessandra racconta che, attualmente, le opzioni per ricevere il trattamento in Italia sono limitate. Il farmaco può essere ottenuto solo attraverso trial clinici — che sono per di più gratuiti, quindi solo come sperimentazione — oppure con costi che la famiglia deve sostenere completamente. La somma richiesta per sei sedute supera i 130.000 euro, un importo stratosferico per molti. Inoltre, ci sono ulteriori complicazioni come i lunghi tempi di attesa: l’approvvigionamento del Lutezio-177 può richiedere fino a 4-5 settimane. Tanti pazienti, come il padre di Alessandra, non possono permettersi di attendere così a lungo. Così, la famiglia ha preso la difficile decisione di iniziare il trattamento in Austria, a Innsbruck, dove i costi per seduta sono decisamente più contenuti, circa 15.000 euro. Per finanziare l’operazione, hanno avviato una campagna di crowdfunding sulla piattaforma GoFundMe, cercando supporto da amici e dalla comunità.
Questioni più ampie che emergono
La situazione di Giuseppe Marenga mette in luce problematiche sistemiche che vanno oltre la singola storia. L’incertezza legata a un farmaco approvato, che rimane bloccato in un limbo di accessibilità, evidenzia un paradosso incredibile. Nonostante i diritti sanciti dall’Unione Europea, come l’assistenza sanitaria transfrontaliera, molte famiglie si trovano a affrontare spese enormi per terapie che dovrebbero essere garantite. Alessandra sottolinea che la sua famiglia ha esaurito tutti i risparmi, dovendo così fronteggiare non solo la malattia, ma anche un sistema sanitario che sembra ostacolare la possibilità di accedere a cure salvavita. L’appello di Alessandra non è solo per suo padre, ma rappresenta un grido d’allerta per coloro che vivono situazioni simili in tutta Italia.
Le difficoltà burocratiche e il bisogno di cambiamento
Le difficoltà burocratiche rivelano ulteriormente quanto sia complesso il sistema. Il padre di Alessandra non può neanche richiedere l’anticipo del Trattamento di Fine Servizio perché i fondi sono esauriti, costringendo la famiglia a rimanere senza reddito per un lungo periodo mentre cerca di affrontare le spese per la cura. Inoltre, i lunghi processi burocratici per richiedere l’assistenza sanitaria transfrontaliera complicano ulteriormente le cose. Giuseppe deve iniziare la terapia con fondi propri, senza sapere se riuscirà a ottenere un rimborso da parte del servizio sanitario. Tali problemi, sollevati da Alessandra, non interessano solo la sua famiglia; costituiscono una denuncia di un’intera situazione che colpisce tanti italiani.
La risposta del mondo politico
La situazione di Giuseppe Marenga non è rimasta inosservata nemmeno nel panorama politico. I deputati del Movimento 5 Stelle si sono fatti portavoce di questo appello, descrivendo l’emergenza che sta attraversando la famiglia. Hanno evidenziato l’assurdità che un farmaco approvato non sia accessibile per moltissimi pazienti, costretti a fronteggiare spese esorbitanti. I costi e le attese, come nel caso di Giuseppe, costringono le persone a cercare trattamenti all’estero, spesso senza la garanzia dell’assistenza sanitaria che potrebbe alleviare parte del carico economico. Con una interpellanza al Ministro della Salute, i deputati hanno chiesto una maggiore attenzione verso i diritti dei cittadini italiani e hanno messo in luce la necessità di una riforma che renda l’accesso alle cure più equo e tempestivo.