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Allarme cardiobesità: come i chili di troppo causano malattie cardiache.

I chili in eccesso rappresentano un argomento serio che merita attenzione, specialmente quando si parla di salute del cuore. Il legame tra obesità e malattie cardiache è sempre più evidente, ed è per questo che la Società Italiana di Cardiologia ha organizzato un congresso a Roma per affrontare questo tema cruciale. Nel corso dell’85º congresso nazionale, si è discusso dell’importanza di considerare non solo il peso sulla bilancia, ma anche il grasso viscerale, che può fornire indicazioni significative sul rischio cardiovascolare complessivo. Questo articolo esplora l’impatto dell’eccesso di peso sulla nostra salute, in particolare sul cuore, e offre uno sguardo su strategie e misurazioni per ridurre il rischio.

L’obesità è un problema di salute pubblica che colpisce una significativa percentuale della popolazione italiana. Quattro italiani su dieci sono risultati obesi o in sovrappeso, un dato preoccupante che va ad influenzare direttamente la salute cardiovascolare. Infarti, scompensi cardiaci e ictus sono solo alcune delle malattie a cui ci si espone, e il rischio cresce con ogni anno trascorso in condizioni di eccesso ponderale. Gli studi dimostrano che le persone obese hanno quasi il 50% in più di probabilità di sviluppare fibrillazione atriale, con un aumento del 64% delle probabilità di avere un infarto o un ictus. Questo quadro, descritto come ‘cardiobesità’, rende evidente la necessità di monitorare non solo il peso, ma anche specifici indicatori di salute, come il grasso viscerale, che è un vero e proprio campanello d’allarme.

La durata dell’eccesso di peso e il rischio cardiovascolare

I professionisti della salute sottolineano quanto sia cruciale la durata dell’obesità al fine di valutare l’impatto sulla salute del cuore. Infatti, per ogni due anni in più di obesità, il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari cresce del 7%. Questo è stato evidenziato da uno studio di approfondimento condotto su un campione ampio di pazienti. Questi risultati offrono una chiara indicazione di quanto possa essere nocivo convivere con chili in eccesso anche per periodi relativamente brevi. Gli esperti avvertono che accumulare anni di obesità porta a una progressiva calcificazione delle arterie, rendendo vitale considerare ogni opportunità per la perdita di peso. Anche perdendo solo il 10% del peso corporeo, si possono ottenere miglioramenti significativi nella salute generale e ridurre il rischio di complicazioni cardiovascolari.

L’indice di rotondità: un nuovo indice da monitorare

Un indicatore potente e spesso trascurato nella misurazione della salute cardiovascolare è l’indice di rotondità . Questo indice considera non solo il peso, ma anche la distribuzione del grasso corporeo, in particolare quello viscerale. Le ricerche mostrano che le persone con una forma del corpo “mela”, cioè con un girovita maggiore, sono a maggior rischio cardiovascolare rispetto a quelle con forma “pera”. Avere un rapporto tra girovita e altezza equilibrato è essenziale per mantenere il cuore in salute. Studi condotti su dati di migliaia di partecipanti hanno rivelato che un elevato livello di Bri è associato a rischi considerevoli di malattie cardiache. Questo mette in risalto l’importanza di adottare misurazioni più sofisticate rispetto al tradizionale indice di massa corporea .

Nuove vie nel trattamento dell’obesità

Rivoluzionarie opzioni terapeutiche sono diventate disponibili per il trattamento dell’obesità, dimostrando che questa condizione è gestibile e, in molti casi, trattabile. Farmaci innovativi come il tirzepatide promettono non solo di aiutare nella perdita di peso, ma anche di ridurre il rischio di eventi cardiovascolari compromettenti. Questi trattamenti hanno il potenziale di cambiare radicalmente la vita di molte persone, permettendo loro di migliorare la salute generale e di recuperare il controllo sulla propria vita. L’accesso a tali trattamenti rappresenta una speranza importante, non solo per la perdita di peso, ma anche per un benessere duraturo.

Marco Maggioni

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