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Giovane dottoressa scopre: in Congo l’anemia nei bimbi è normalità, non malattia misteriosa

La situazione sanitaria in Congo continua a destare preoccupazione. Recentemente, è emerso un focolaio di una malattia misteriosa nella provincia di Kwango, sollevando interrogativi e timori anche al di fuori dei confini del Paese. Tuttavia, secondo la dottoressa Teodora Chiocci, medico cooperante che lavora per l’organizzazione umanitaria Amka, l’allarmismo percepito in Europa potrebbe essere eccessivo rispetto alla realtà locale.

Sulle notizie che circolano rispetto alla malattia che sta causando contagi e decessi in Congo, Chiocci fa notare che l’informazione disponibile è limitata e spesso poco chiara. “Le notizie dalla provincia di Kwango – spiega – sono raramente dettagliate, e quando parlo con i miei colleghi congolesi anche loro non hanno molte informazioni.” La dottoressa sottolinea l’importanza di un’analisi accurata da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sui campioni di sangue, ma aggiunge che la vita quotidiana continua, con problematiche di salute già esistenti. “Qui, i bambini muoiono di anemia, un sintomo che riscontriamo spesso,” dice Chiocci. D’altronde, la stagionalità delle malattie potrebbe aggravarne la situazione: “Con la stagione delle piogge, ci aspettiamo un aumento dei casi di malaria, che è la norma qui.” Quindi, i sintomi di anemia e malaria non sono considerati allarmanti ma parte della quotidianità.

Amka e il lavoro in Congo: un impegno che dura da anni

Amka è un’organizzazione umanitaria attiva in Congo da oltre 20 anni, con una presenza significativa nella regione del Katanga, distante dal focolaio attuale. Teodora descrive le attività dell’ente, evidenziando un approccio centrato sulla salute, l’educazione e le attività produttive. “Operiamo attorno a Lubumbashi, la seconda città del Congo, dando assistenza sanitaria alle popolazioni nei villaggi circostanti,” continua. Con un centro salute attivo, l’organizzazione si occupa di diverse malattie, tra cui malaria, tifo e colera. “Quest’estate c’è stata un’epidemia, e ora, intensificandosi le piogge, saliremo sicuramente con i casi di malaria,” afferma. Chiocci spiega che, per il sistema sanitario congolese, i centri di salute rappresentano un importante punto di riferimento nonostante le limitazioni dell’assistenza ospedaliera, che resta costosa e quindi inaccessibile per molte persone.

Il ruolo della popolazione locale e dell’informazione

Chiocci mette in rilievo che il tema della malattia misteriosa è percepito con una certa indifferenza tra la popolazione locale. “La gente nelle aree rurali non è particolarmente informata. A livello urbano ci sono stati dei comunicati, ma l’interesse per la cosa è minimo,” osserva. In un Paese grande e complesso come il Congo, in cui le vie di comunicazione sono difficili e le informazioni viaggiano lentamente, l’indeterminatezza è un fattore costante. Le difficoltà di reperimento di notizie confermano un quadro di scarsa attenzione e, quindi, di una gestione dell’informazione che non è adeguata alla gravità della situazione. La dottoressa Chiocci ribadisce che la rete sanitaria locale esiste, ma ha bisogno di attrezzature e personale specializzato. “Non abbiamo le risorse che si trovano nei Paesi occidentali. Ci confrontiamo con decessi che, in molti casi, rimangono ‘misteriosi’ semplicemente perché non ci sono i mezzi per fare diagnosi approfondite,” aggiunge, rendendo evidente quanto la situazione sia complessa e sfaccettata.

Teodora Chiocci: una scelta di vita e di lavoro

Fresca di laurea dalla Sapienza, Teodora Chiocci rappresenta una nuova generazione di medici desiderosi di dare il loro contributo nei contesti difficili. Ha deciso di sospendere la specializzazione per dedicarsi interamente al volontariato con Amka. “Ho iniziato a venire in Congo solo alcuni mesi all’anno, ma ho capito che questa esperienza era ciò che volevo fare nella vita,” dice. Sente una forte connessione con la missione umanitaria e desidera continuare a lavorare in questo ambito, anche se prevede di completare gli studi in Italia, dove l’assistenza sanitaria pubblica è una realtà che stima molto. “Ho un sogno – conclude – e spero di diventare chirurgo generale, perché in luoghi come il Congo c’è un grande bisogno di aiuto concreto.” L’approccio altruista e il desiderio di vivere una vita di servizio caratterizzano la giovane dottoressa e il suo impegno diffuso in una terra che richiede tanto e offre molte sfide.

Marco Maggioni

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