Altroconsumo lancia campagna ‘Non sulla mia pelle’ per donne col caso Essure – Scopri di più!

Altroconsumo lancia la campagna di crowdfunding ‘Non sulla mia pelle’ per sostenere le donne colpite da gravi effetti collaterali della spirale Essure, promuovendo diritti e giustizia per la salute femminile.

Una campagna di crowdfunding sta prendendo piede, e non è solo per raccogliere fondi. L’iniziativa ‘Non sulla mia pelle’ di Altroconsumo è un chiaro invito a riflettere sulla dignità e i diritti delle donne, in particolare quelle che hanno subìto effetti collaterali gravissimi dopo l’impianto della spirale Essure. Famosa per il suo approccio diretto e incisivo, l’organizzazione mette in evidenza la difficile realtà di molte donne, spesso ignorate e silenziate. Con tale campagna, il focus si sposta sulla salute femminile e sulle giuste rivendicazioni di chi ha vissuto esperienze dolorose e traumatiche.

Altroconsumo ha lanciato una campagna di raccolta fondi per supportare le spese legali e mediche delle donne che hanno denunciato gravi effetti collaterali dopo aver utilizzato Essure. Questo dispositivo, infatti, doveva essere una soluzione sicura e duratura per la contraccezione, ma molte donne hanno vissuto situazioni drammatiche a causa sua. Per rendere visibili queste esperienze, le donne che lavorano nell’organizzazione hanno deciso di ‘metterci la faccia’, mostrando i loro corpi coperti da frasi potenti tratte dalle testimonianze delle vittime stesse. Frasi che parlano dei sintomi, delle emozioni e dei danni fisici che hanno dovuto affrontare. L’obiettivo è quello di non far più scomparire queste parole nel vuoto e di garantire che nessun’altra donna debba affrontare tale sofferenza.

Altroconsumo, dunque, non si limita solo alla sensibilizzazione: ha deciso di prendere una posizione ben chiara e forte, puntando i riflettori su un tema cruciale. La campagna cerca di emettere un chiaro segnale di solidarietà e di giustizia, non lasciando più spazio all’indifferenza e al silenzio riguardo ai problemi di salute femminile. La voce di queste donne è fondamentale, perché parla di esperienze reali e di ingiustizie che non devono più ripetersi.

I fondi necessari e la solidale mobilitazione

Per ottenere ciò, è stata avviata una campagna di crowdfunding dalla quale ci si aspetta di raccogliere 70mila euro. Questa cifra è necessaria per coprire le spese legali e le consulenze tecniche che saranno cruciali per la causa civile in corso. La questione è di vitale importanza: le 18 donne attualmente coinvolte nella causa legale presso il tribunale di Milano contano su questo sostegno. Altroconsumo ha già messo sul tavolo una prima donazione di 10mila euro ma è evidente che servono ulteriori contributi per poter garantire i fondi necessari. Chiunque voglia partecipare a questa azione collettiva può farlo, non solo per sostenere le donne direttamente coinvolte ma anche per difendere, in un certo senso, il diritto alla salute di tutte le donne.

Il ricavato dell’intera raccolta andrà all’associazione Resist Italia Odv, che si occuperà di gestire questi fondi in modo che arrivino a chi ne ha davvero bisogno. In questo modo, ogni singolo euro donato scaturirà in azioni concrete e tangibili per garantire la giustizia e la salute delle donne che hanno subìto le conseguenze di quell’impianto. Le spese legali sono enormi e qualsiasi contributo, piccolo o grande, può fare una differenza.

La storia di Essure: una via crucis per molte donne

Essure, come dispositivo contraccettivo, ha una storia intricata. Autorizzato più di vent’anni fa, ha venduto milioni di pezzi nel mondo eppure, ben presto, storie di salute compromessa hanno cominciato a emergere. I problemi di salute denunciati includono una vasta gamma di sintomi debilitanti: stanchezza cronica, giramenti di testa, dolori acuti e persino disturbi psichici. Migliaia di donne si sono unite per condividere le loro esperienze, creando un’enorme comunità internazionale. Queste segnalazioni hanno acceso i riflettori delle agenzie nazionali per la sicurezza, portando ad un attento riesame del dispositivo e, infine, ad un ritiro dal mercato nel 2017.

Ma non sono solo dati di vendita e ritiro a raccontare una storia: sono le vite di donne reali, le loro battaglie quotidiane e le testimonianze toccanti di chi ha lottato per riprendersi. Bayer, la multinazionale coinvolta, si è trovata a fronteggiare migliaia di cause legali e ha dovuto affrontare una maxi-transazione negli Stati Uniti, destinata a risarcire le vittime di questo dispositivo. Tuttavia, la questione rimane aperta per molte, e il bisogno di giustizia è ancora presente. Le storie di queste donne devono essere ascoltate e le loro esperienze, sebbene tragiche, rappresentano un’importante battaglia per la salute femminile.

Sensibilizzazione e azione: un passo avanti

La campagna di Altroconsumo si stanno svolgendo in parallelo alla causa civile, creando così un clima di attenzione e consapevolezza sul tema. La necessità di cambiamento è palpabile e l’invito a donare rappresenta non solo un supporto economico per le donne direttamente coinvolte, ma anche un gesto simbolico di impegno collettivo per un argomento spesso trascurato. L’intera comunità è chiamata ad unirsi in questa lotta, non solo come spettatori, ma come attori attivi nel garantire che le storie di sofferenza non vengano più ignorate.

Ogni singola donazione rappresenta un faro di speranza, e un segnale chiaro che può contribuire a cambiare il panorama della salute femminile non solo per quelle donne ma per tutte. La campagna rimarrà aperta fino al raggiungimento dell’obiettivo prefissato e si articolerà in vari eventi di sensibilizzazione. La voce delle donne deve essere ascoltata, le ingiustizie devono finire.

La messa a fuoco su queste problematiche può finalmente portarci verso un cambiamento reale e duraturo. Unisciti alla comunità di Altroconsumo, e fai la differenza oggi stesso.