La grandezza della nostra terra risiede nelle tradizioni antiche che, tramandate di generazione in generazione, continuano a rappresentare una parte fondamentale della cultura locale. Uno degli elementi più affascinanti di queste tradizioni è l’uso delle erbe officinali, un sapere popolare che si è sviluppato nel corso dei secoli. Oggi andiamo a esplorare un’erba particolare, poco conosciuta ma ricca di proprietà benefiche: la Catiorà.
La catiorà: un’erba dalle proprietà sorprendenti
La Catiorà, scientificamente conosciuta come Stachys recta L., è una piccola pianta che appartiene alla famiglia delle Lamiaceae. Caratterizzata da un aspetto gracile e ramoso, si distingue per i suoi fiori disposti a spiga e colorati di bianco. Questa pianta cresce spontaneamente in aree montuose, fino a 2000 metri di altitudine, preferendo i sentieri rocciosi, i bordi delle strade e le zone soleggiate. Purtroppo, negli ultimi anni, la Catiorà è diventata sempre più rara e la sua presenza è limitata, trasformandola in una risorsa preziosa.
Tradizionalmente, alla Catiorà vengono attribuite numerose proprietà benefiche. La saggezza popolare ha sempre considerato questa pianta come un potente rimedio naturale, capace di offrire sostegno in molte situazioni. È nota per le sue virtù cicatrizzanti, vulnerarie, febbrifughe, espettoranti e toniche. In passato, la Catiorà era considerata una panacea contro diversi mali; veniva utilizzata principalmente per la cura delle ferite, grazie alla sua capacità di favorire la rimarginazione e la detersione. Inoltre, era molto apprezzata per il suo effetto lenitivo delle vie respiratorie, specialmente in caso di raffreddore o malattie simili.
L’interesse e l’uso della Catiorà continuano a persistere, in particolare tra le persone che abitano nella zona delle montagne veronesi, dove la tradizione è ancora viva e ben radicata. Spesso, nelle erboristerie locali, si possono sentire richieste riguardanti questa erba, ormai rara da trovare in stato naturale. La Catiorà, che un tempo era così abbondante, trova oggi il suo posto in un contesto di riscoperta e valorizzazione delle antiche pratiche medicinali.
Storia avvolta nel mistero: perché la catiorà è chiamata “erba della paura”
In alcune regioni d’Italia, come la Toscana e l’Emilia, la Catiorà è conosciuta anche come “Erba della paura”. Questo curioso soprannome è legato a una tradizione particolare che attribuiva a questa pianta il potere di scacciare le paure e alleviare l’agitazione causata da forti emozioni o spaventi. Dietro questo uso si celano pratiche e rituali affascinanti, impregnati di mistero e magia.
Secondo la tradizione, le nonne e le guaritrici locali raccoglievano l’Erba della Paura nei campi, dove cresceva rigogliosa. Luoghi familiari diventavano, così, rigogliosi magazzini di potenzialità terapeutiche. Una volta essiccata, l’erba veniva conservata in mazzetti, solitamente appesi nei portici dei casolari. Per utilizzare le sue proprietà, veniva preparato un decotto attraverso la bollitura di un pugno di erba secca in 2/3 litri d’acqua per circa mezz’ora. Le ricette variavano e alcuni aggiungevano foglie di olivo, un pizzico di sale e persino un pezzetto di pane, rendendo il tutto un rituale alquanto elaborato.
Ecco dove inizia la vera magia: il liquido ottenuto dal decotto veniva utilizzato per lavare viso, collo, braccia e gambe di chi soffriva d’ansia o timore. Essenziale, era il fatto che il lavaggio doveva avvenire da parte di un’altra persona e sempre con la stessa mano, accompagnato da preghiere e riti ben definiti. Era fondamentale ripetere il lavaggio tre volte, evitando espressamente i giorni in cui il nome conteneva la lettera “r”, quindi martedì e venerdì. Quindi la torbidezza dell’acqua dopo i lavaggi doveva indicare l’efficacia della pratica: se il fondo si diradava ad ogni ripetizione, questo prodotto una sorta di magia benefica, scacciando il timore.
Contrariamente a quanto si pensa: il corretto uso della catiorà
Sebbene la Catiorà porti con sé una reputazione di virtù curative, è fondamentale sapere come utilizzarla in modo sicuro. Infatti, sebbene possieda molte qualità, l’assunzione dell’erba se ingerita può causare disturbi gastrointestinali, quali vomito e diarrea. È quindi consigliabile limitare il suo uso a quello esterno per evitare spiacevoli conseguenze.
Per preparare un decotto, si possono utilizzare 2/3 cucchiai dell’erba in un litro d’acqua. È opportuno portare a ebollizione e lasciare cuocere per circa dieci o quindici minuti. Una volta pronto, il decotto può essere impiegato per lavaggi e impacchi che apportano un effetto lenitivo sulla pelle. Inoltre, è possibile utilizzare i vapori del decotto per facilitare la respirazione attraverso suffumigi, coprendosi con un asciugamano per inalare il vapore benefico.
Alcuni, invece, preferiscono utilizzare il decotto per sciacqui e gargarismi, specialmente se si soffre di infiammazioni della bocca o per alleviare il mal di denti.
Esplorare il mondo di queste erbe e le tradizioni che le circondano è un modo fantastico per avvicinarsi a una vera, e propria cultura, radicata nel profondo della nostra storia.