Sebbene le celebrazioni del Natale e del Capodanno si avvicinino, un temibile “ospite” sembra far parte dei festeggiamenti: il Covid, in particolare nella sua nuova variante XEC, è qui per restare. Anche se il clamore attorno alla pandemia sembra essersi affievolito, la variante XEC sta guadagnando terreno e gli esperti sono pronti a metterci in guardia. Un recente studio pubblicato su Jama ha approfondito i dettagli relativi a questa variante che, secondo le stime, potrebbe presto diventare protagonista durante l’ondata invernale di contagi da Covid.
Un’indagine svolta dagli scienziati ha messo in luce che la variante XEC, fortunatamente, non presenta differenze radicali rispetto ai ceppi per cui sono progettati i recenti vaccini. Nicole Doria-Rose, a capo della sezione Antibody Immunity presso il Vaccine Research Center, ha affermato che “ricombinante di discendenti di Omicron, fortunatamente” la XEC è piuttosto simile alle varianti mirate dai vaccini come il JN.1 e KP.2. I ricercatori hanno riscontrato solo quattro variazioni di aminoacidi rispetto a queste varianti, un dettaglio piuttosto incoraggiante. Di conseguenza, molte persone che hanno già ricevuto i vaccini attuali potrebbero trovare una certa protezione contro i sintomi gravi causati da XEC.
Inoltre, il fatto che quest’ultima variante non si discosti troppo dalle sue “sorelle” rende possibile ipotizzare che i vaccini esistenti possano continuare ad essere efficaci nel limitare la gravità della malattia. I dati indicano che la risposta immunitaria potrebbe rimanere efficace. Tuttavia, poiché il virus continua ad evolversi, ci sono sempre domande sul futuro della pandemia e sull’adeguatezza delle campagne vaccinali rispetto alle nuove varianti emergenti.
La nascita della variante XEC suscita particolare curiosità. Secondo la ricerca condotta dall’epidemiologo Bill Hanage, che ricopre il ruolo di direttore associato al Center for Communicable Disease Dynamics di Harvard, la ricombinazione del virus si verifica spesso in pazienti con un sistema immunitario compromesso. Si ritiene che XEC possa essere emersa grazie alla coincidenza di un soggetto infettato da più varianti di Sars-CoV-2. Un sospetto interessante è emerso in merito alla sua prima segnalazione in Germania il 7 agosto, proprio in relazione agli eventi sportivi come l’Euro 2024. Hanage suggerisce che potrebbe esserci stata l’influenza di tifosi che si sono riuniti negli stadi durante il torneo.
Allo stesso modo, c’è anche la possibilità che il virus sia emerso durante le Olimpiadi di Parigi, che hanno preso il via a fine luglio. Nicole Doria-Rose, reiterando quanto già espresso da Hanage, aggiunge che, nonostante ciò che si può ipotizzare, non sarà mai completamente possibile determinare con precisione dove e quando XEC ha avuto origine. Gli eventi pubblici, agglomerati di persone, rappresentano molteplici opportunità per la diffusione di nuove varianti.
A prescindere dalle speculazioni riguardanti le origini, le informazioni più recenti indicano che la variante XEC si sta diffondendo a livello globale in modo significativo. Secondo rapporti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità , nella seconda settimana di ottobre, la XEC rappresentava già circa il 17% delle sequenze di Sars-CoV-2 a livello mondiale, un notevole aumento rispetto al 9% segnato solo una settimana prima. Questa rapida crescita è stata osservata non solo in Europa, ma anche nelle Americhe e nel Pacifico occidentale. Pertanto, a partire dalla fine di settembre, è stata catalogata dall’OMS come una variante sotto monitoraggio, suggerendo la necessità di un’attenzione particolare da parte delle autorità sanitarie.
Negli Stati Uniti, il sistema nazionale di sorveglianza genomica ha identificato la XEC per la prima volta nella seconda metà di agosto. Al 9 novembre, il Centro per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie ha stimato che la XEC fosse già al 28% delle infezioni, un notevole incremento rispetto al 17% delle due settimane precedenti. Queste cifre evidenziano quanto possa essere rapida l’evoluzione del virus e l’importanza della vigilanza pubblica, per evitare che la situazione possa degenerare ulteriormente.
Le proiezioni riguardo alla variante XEC suggeriscono che essa potrebbe non crescere rapidamente come alcuni esperti avrebbero potuto ipotizzare. Ma Hanage è ottimista: “Penso ci siano buone probabilità che diventi la variante dominante nelle prossime settimane”. Tuttavia, è importante sottolineare che gli specialisti non si aspettano che questa nuova variante provochi un aumento dei sintomi rispetto alle varianti precedenti, e non pare che comprometta l’efficacia dei vaccini nel prevenire malattie gravi. Anche se nel corso degli anni, a seguito delle Festività di dicembre, Covid si è mostrato incline a risalire, al momento non è chiaro con certezza cosa possa accadere.
Nel contesto attuale, la variante XEC non è l’unica ricombinante e probabilmente non sarà nemmeno l’ultima. La mutazione continua del virus è un fattore che deve mantenere sulla corda le autorità sanitarie e la popolazione, creando incertezza su come potrebbe apparire l’infezione nei prossimi mesi.
Doria-Rose, continua raccontando che la ricombinazione offre al virus una chance in più di evolversi. Questo è particolarmente vantaggioso, poiché può incrementare non solo la trasmissibilità, ma anche la capacità di sfuggire al riconoscimento da parte del sistema immunitario, un aspetto cruciale nel controllo della pandemia. Il virologo Kei Sato, dell’Università di Tokyo, fa notare come oltre sessanta varianti ricombinanti di Sars-CoV-2 siano state identificate entro la fine del 2022; alcune hanno preso piede a livello mondiale, mentre altre sono rimaste relazionali. Tuttavia, il monitoraggio di queste varianti rappresenta una sfida sempre più complessa, complicata ulteriormente dalla diminuzione dei sequenziamenti a livello globale.
In base ai dati, Sato sottolinea che ogni anno ogni tipo di evento significativo nel panorama evolutivo della variante Omicron ha luogo. Tuttavia, esprime dubbi, affermando di non essere certo che XEC rappresenti l’evento predominante del 2024. Nella sua recente ricerca pubblicata su The Lancet, sono state illustrate le caratteristiche virologiche di XEC, e i risultati mostrano che questa nuova variante ha un potere di riproduzione aumentato rispetto a KP.3.1.1, un ceppo predominante. Alla luce di tutto questo, la comunità scientifica continua a rimarcare l’importanza di una maggiore cautela, specificando che questo virus, per gran parte dei soggetti sani, potrebbe essere considerato meno pericoloso, ma continuerà comunque a causare ricoveri più gravi rispetto all’influenza.
Queste analisi esibiscono chiaramente la necessità di rimanere vigili e di proteggere le persone più vulnerabili.
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