I 5 Grandi Miti sull’Allattamento al Seno da Sfatare subito!

L’articolo smonta cinque miti comuni sull’allattamento al seno, chiarendo le credenze errate riguardo alla dieta materna, la possibilità di gravidanza, la qualità del latte e l’assunzione di farmaci.

Negli ultimi decenni, le conoscenze riguardanti l’allattamento al seno e i suoi innumerevoli benefici hanno fatto registrare un notevole progresso. Questo ha cambiato profondamente le abitudini e, soprattutto, le raccomandazioni che influenzavano le mamme degli anni ‘80 e ‘90. In quel periodo, le pubblicità della formula artificiale dominatevano e diffondevano informazioni di dubbia qualità, generando confusione tra genitori e operatori sanitari. Oggi, nonostante si disponga di fonti informative più precise e accessibili, restano purtroppo alcune credenze errate che possono compromettere l’allattamento e il benessere della famiglia. In questo articolo, esamineremo e smonteremo i cinque miti più insidiosi e diffusi relativi all’allattamento al seno.

Uno dei miti più persistenti sull’allattamento è quello secondo cui le donne che allattano dovrebbero eliminare determinati alimenti dalla loro dieta. Secondo questa credenza, tali cibi potrebbero influenzare negativamente il sapore del latte materno, ridurre la sua quantità o persino causare coliche nei neonati. Ma facciamo chiarezza. Durante la gravidanza, il feto è immerso nel liquido amniotico, il quale è intriso dei sapori e degli odori della dieta della madre. Questo significa che il piccolo inizia a familiarizzare con questi gusti già nel pancione. Pertanto, c’è un fondamento nel ritenere che sapori forti potrebbero, in certa misura, influenzare la preferenza del neonato. Tuttavia, questo si verifica solo se tali alimenti sono assunti in quantità esagerate e se il bambino non è stato esposto a questi sapori durante la gravidanza.

Considerando la questione delle coliche, attualmente non esistono evidenze scientifiche solide che dimostrino che particolari alimenti causino mal di pancia nei neonati. Nonostante ciò, molte mamme ancora si sentono consigliare di escludere cibi allergizzanti dalla loro dieta “per sicurezza”. È vero che le proteine e alcune sostanze alimentari possono passare nel latte, il che è un fatto, ma se il bambino ha già una sensibilità o intolleranza a determinati cibi, è importante monitorare le sue reazioni. In questi casi, una consultazione con un pediatra è sempre raccomandata. In sintesi, finché non ci sono problemi specifici, una dieta varia e bilanciata è non solo possibile, ma anche necessaria per il benessere della madre, con attenzione ad evitare eccessi di caffeina e alcol.

Finché allatti non puoi restare incinta

È un’altra credenza comune che l’allattamento esclusivo impedisca la possibilità di rimanere incinta. A dirla tutta, le donne che allattano di solito osservano un periodo di assenza di mestruazioni piuttosto prolungato rispetto a quelle che non allattano. Questa situazione varia moltissimo e dipende da diversi fattori, come l’età della madre, il numero di figli già avuti, e soprattutto la regularità e la durata dell’allattamento. Da studi recenti risulta che le mamme che allattano in modo esclusivo potrebbero non vedere le mestruazioni tornare anche per 6 mesi, con molte che riprendono il ciclo tra i 9 e i 18 mesi dal parto. Eppure, l’ovulazione, che è il preludio delle mestruazioni, si verifica circa 16 giorni prima di quest’ultime. Di conseguenza, è possibile rimanere incinta anche se si sta allattando e non si ha il ciclo.

Un metodo mirato, chiamato LAM , è stato riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come efficace, a condizione che vengano rispettate alcune condizioni: le mestruazioni non sono tornate, il bambino ha meno di sei mesi, e l’allattamento è totalmente esclusivo al seno. Tuttavia, se anche solo uno di questi criteri non è più soddisfatto, l’efficacia del LAM può diminuire, e quindi è saggio raccomandare ad ognuno altre forme di contraccezione a chi desidera posticipare una nuova gravidanza.

Il latte dopo l’anno diventa acqua

Un mito davvero tenace è quello relativo alla qualità del latte materno dopo il primo anno di vita. Ci sono persone che credono che il latte, dopo il primo compleanno del bimbo, perda le sue proprietà nutritive e diventi praticamente come acqua. Tuttavia, questa credenza è completamente infondata. Infatti, il latte materno continua a fornire una quantità significativa di sostanze nutritive anche durante il secondo anno di vita. Secondo studi, se un bambino consuma circa 448 ml di latte materno, potrebbe ottenere quasi il 30% delle sue energie giornaliere, oltre il 40% delle necessità proteiche, e addirittura percentuali molto alte per vitamine come la A, il folato e la B12. Questi dati chiariscono decisamente che il latte materno resta una fonte importante di nutrimento per molto altro tempo dopo il primo anno.

Per smettere di allattare basta prendere “la pastiglia”

Quando si parla di smettere di allattare, molte madri sono convinte che basti assumere una semplice compressa, come la cabergolina, per interrompere la produzione di latte. Tuttavia, questo farmaco è efficace soltanto nei primissimi giorni dopo la nascita. La soluzione migliore per smettere è, in realtà, una modalità graduale: ridurre le poppate un poco alla volta. Questo aiuta anche a prevenire fastidi come la mastite e problemi causati dalla stasi del latte. È molto consigliabile, in tal caso, sospendere una poppata ogni due o tre giorni, permettendo al corpo della madre di adattarsi lentamente a questa transizione. La gradualità non solo aiuta a evitare difficoltà, ma è anche un metodo più naturale per far sì che il corpo della madre si prepari a una diminuzione della produzione di latte. In caso di fastidi, come l’eccesso di latte, la spremitura manuale potrebbe essere di grande aiuto.

Se allatti non puoi assumere farmaci

Ultimo, ma non meno importante, c’è il mito che l’allattamento comporti l’impossibilità di assumere farmaci. Molte donne smettono di allattare proprio per paura di dover prendere medicinali, poiché spesso si leggono avvertenze che scoraggiano il loro uso durante l’allattamento. Tuttavia, la realtà è ben diversa. Negli ultimi anni, grazie alla crescente consapevolezza sui benefici dell’allattamento, c’è stato un cambiamento di approccio: ora si cerca di evitare l’assunzione di farmaci solo se ci sono fondati motivi medici. Passando ai dettagli, il farmaco entra nel latte attraverso il sangue; oltretutto, non tutti i farmaci sono rischiosi. Alcuni sono completamente compatibili con l’allattamento, mentre ci sono pochi casi in cui il farmaco è davvero controindicato. Farmaci come quelli contro il cancro o sostanze radioattive in radiodiagnostica sono tra quelli da evitare. È essenziale che le donne in fase di allattamento sappiano di avere diritto a ricevere terapie anche senza dover necessariamente interrompere l’allattamento, purché si consultino con un professionista.

Conoscere i fatti sull’allattamento al seno e superare i miti è cruciale per sopportare e sostenere le mamme nel loro viaggio. Informazioni accurate e basate su evidenze scientifiche sono fondamentali per garantire che le madri, i neonati e le famiglie possano prosperare.