Rosalba Panzieri è una figura di spicco nel mondo dell’arte e della medicina, che sta suscitando un notevole interesse attraverso il suo progetto innovativo di umanizzazione della medicina. In un contesto dove le relazioni umane sono fondamentali per il processo di cura, Panzieri e il suo team cercano di costruire un ponte tra arte e scienza, affinché i pazienti possano beneficiare di un approccio più empatico e umano verso la salute. Il convegno che si terrà domani all’Università Sapienza di Roma si preannuncia come un’importante occasione di riflessione e interazione su questo tema cruciale.
La data da segnare sul calendario è domani, quando al Teatro dell’Università Sapienza di Roma, si svolgerà un convegno eccezionale intitolato “Il teatro e la cura”. Qui, Rosalba Panzieri, scrittrice, attrice e concepitrice di un progetto che punta a umanizzare la medicina, presenterà agli studenti la sua “Cartella clinica umanizzata”. Questo protocollo innovativo ha come obiettivo principale di supportare la salute mentale dei pazienti e migliorare il rapporto con i medici. Non si tratta di un semplice incontro: infatti, oltre alla presentazione della cartella, gli studenti saranno coinvolti in una performance teatrale dell’autrice stessa, il che aggiunge un ulteriore livello di coinvolgimento e creatività all’iniziativa.
Il progetto si avvale del sostegno di istituzioni prestigiose come il CNR e la FNOMCeO e si inserisce in un’importante campagna di sperimentazione che ha già preso piede in vari ospedali italiani. Qui, l’arte non è solo un accessorio, ma diventa un elemento centrale nel processo di cura. Ecco perché eventi come questo sono fondamentali: non solo per informare, ma per far cadere quelle barriere tra mondi che a volte sembrano distanti e non comunicanti.
Il messaggio di Rosalba Panzieri è chiaro: arte e medicina non sono settori separati, bensì strumenti complementari per offrire una cura più completa al paziente. E proprio in questo convegno si pone l’accento sul dialogo, sul confronto e su una sorta di alleanza tra questi due ambiti. La Panzieri sottolinea che, superando le divisioni esistenti nelle competenze e nelle esperienze delle persone, si può giungere a una formazione e a risposte evolute riguardo il desiderio di cura. Ma cosa significa tutto questo in pratica? Bene, vuol dire che ogni volta che un medico si interfaccia con un paziente, dovrebbe considerare non solo il quadro clinico, ma anche l’aspetto umano e psicologico della persona. Questa idea, non è solo una filosofia: è purtroppo una necessità.
Il convegno è organizzato dalla professoressa Sonia Bellavia, il cui lavoro e collaborazione con vari esperti nel campo della psicologia e del teatro, mira a creare una progettualità dove tutti possano sentirsi coinvolti e partecipi. Questo approccio multidisciplinare rappresenta un modo nuovo di pensare la sanità, considerando il benessere della persona a 360 gradi.
Durante il convegno, non mancheranno gli interventi di qualificati esperti del settore. Paolo Petralia, ex direttore Generale del Gaslini di Genova e figura eminente della Fiaso, si è detto pronto a condividere la sua esperienza. E sapete quale sarà il fulcro del suo intervento? La relazione tra medico e paziente, vista come il primo passo per avere una cura efficace. Insomma, il prendersi cura di una persona non è un semplice aspetto tecnico; è un’arte che, se padroneggiata, può amplificare i risultati delle cure mediche.
Inoltre, Cristoforo Pomara, professore di Medicina Legale all’Università di Catania, porterà la sua testimonianza sottolineando quanto la comunicazione possa essere rivoluzionaria nel ridurre i conflitti. La comunicazione, come ha dichiarato, non è solo un elemento accessorio, ma una vera e propria forma di cura. Questi concetti, ripresi dalla Panzieri, fanno capire che la radice di tutto ciò che si sta tentando di costruire è una nuova cultura della relazione. Qui, l’arte e la scienza devono viaggiare affiancate, per poter davvero contribuire al benessere della persona malata.
Ogni passo che si compie in questa direzione non porta solo a un miglioramento delle pratiche sanitarie, ma apre a un futuro dove la figura del medico torna a essere anche quella di un umano in ascolto.
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