La crisi del cibo sprecato è un tema di grande attualità e impatto. Secondo l’analisi del Programma per l’Ambiente delle Nazioni Unite, lo spreco alimentare è considerato un’enorme sfida, non solo da un punto di vista etico. Infatti, se quantificato come se fosse un Paese, il cibo sprecato occuperebbe la posizione di terzo produttore mondiale di gas serra, subito dopo Cina e Stati Uniti. Questo dato allarmante, che emerge da stime recenti, ci rivela con urgenza la necessità di affrontare la questione. Non possiamo più ignorare il grave impatto ambientale e sociale di ciò che buttiamo via ogni giorno.
Un’indagine recente, pubblicata sul Journal of Cleaner Production, ha mappato la situazione del riutilizzo degli avanzi alimentari in cinque aree del mondo, che sono molto diverse tra loro. Si è esaminata la situazione nel Nord Assia in Germania, nel Cilento Bio-Distretto in Italia, a Kenitra in Marocco, a Varsavia in Polonia, e nella capitale danese, Copenaghen. Il risultato? Nonostante la crescente consapevolezza riguardante le conseguenze dello spreco alimentare, le persone affrontano notevoli difficoltà quando si tratta di riutilizzare gli avanzi. Le difficoltà includono infezioni da contaminazione, mancanza di idee su come riciclare il cibo già cucinato, e una sorta di rassegnazione totale di fronte a queste problematiche.
Laura Rossi, coautrice dell’indagine e ricercatrice del CREA Alimenti e nutrizione, ha osservato che ci sono molteplici motivazioni per cui gli avanzi non vengono riutilizzati. Una delle più diffuse è sicuramente la paura di aver conservato male il cibo, oppure di averlo lasciato in frigo per troppo tempo. Questa preoccupazione è più comprensibile di quanto si immagini poiché guai a ritrovarsi con un avanzo che possa provocare problemi di salute. In aggiunta a questo, si aggiunge la mancanza di creatività in cucina: non tutti hanno l’abilità o la voglia di inventarsi nuove ricette per migliorare gli avanzi. Eppure, secondo la ricerca, è proprio nelle bucce e negli scarti che possiamo trovare sostanze nutrizionali fondamentali per la nostra salute, spesso in concentrazioni più elevate rispetto alla parte commestibile degli alimenti stessi. Una risorsa sprecata, senza dubbio.
Parlando di nutrienti preziosi, basti considerare che, come riportato dal dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, le mele con la buccia contengono circa il 15% in più di vitamina C. Non solo, ma presentano anche un 20% in più di calcio e un 19% in più di potassio se comparate a quelle sbucciate. Le bucce, in effetti, sono ricche anche di fitochimici, ovvero composti vegetali che svolgono funzioni antiossidanti e antimicrobiche. Gli scarti, quindi, non sono solo rifiuti ma vere e proprie miniere di nutrienti. La consapevolezza di questo aspetto alimentare potrebbe cambiare il nostro approccio al cibo e al suo utilizzo.
L’iniziativa Love Food Hate Waste, gestita dallo Waste and Resources Action Programme, ha rivelato che in Nuova Zelanda vengono sprecate annualmente 13.658 tonnellate di bucce di verdura e 986 tonnellate di bucce di frutta. Queste cifre, assolutamente impressionanti, ci dicono chiaramente che stiamo perdendo non solo cibo, ma soprattutto prodotti ricchi di sostanze nutritive cruciali per una dieta equilibrata. È tempo di riflettere e adottare nuove abitudini alimentari, perché il cibo che scartiamo quotidianamente potrebbe davvero fare una differenza tangibile nelle nostre vite e in quelle del nostro pianeta.
Consumare frutta e verdura di stagione è una pratica notoriamente sostenibile e salutare. Questi alimenti, infatti, sono raccolti nel momento in cui raggiungono la massima maturazione, e di conseguenza, tendono ad avere una concentrazione più alta di nutrienti essenziali, oltre a un gusto decisamente migliore. Inoltre, mangiare prodotti di stagione riduce l’impatto ambientale, dato che la loro produzione richiede meno risorse e meno energia.
Tuttavia, una delle ragioni per cui molti tendono a sbucciare frutta e verdura è legata a preoccupazioni riguardo ai pesticidi. Paula Medina, esperta dell’European Food Safety Authority, spiega che anche se sbucciare gli alimenti può ridurre i residui di pesticidi superficiali, i pesticidi sistemici rimangono all’interno degli alimenti stessi. Un consiglio utile è di cuocere gli alimenti: metodi come la bollitura o la cottura a vapore possono, infatti, contribuire ad abbattere i livelli di residui chimici, ma non risolvono del tutto il problema.
Quali sono i motivi per cui non vengono riutilizzati gli avanzi?
Beh, paura di male conservare il cibo e mancanza di idee per inventarsi nuove ricette sono forse le ragioni più comuni.
Che cosa possono offrirci le bucce della frutta?
Le bucce riguardano nutrienti come vitamine, minerali e vari fitochimici. In sostanza, sono delle ricchezze nascoste!
Come posso usare meno pesticidi?
Sbucciare frutta e verdura può aiutare, ma per i pesticidi sistemici il discorso è più complicato. Cucinare aiuta a depurare, però.
Perché conviene mangiare cibo di stagione?
Gli alimenti di stagione sono pieni di sapore e nutrienti, visto che vengono raccolti quando sono maturi.
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